Nel
lontano duemiladue con Discovery fu amore a prima vista.
Nel
duemilacinque uscì Human after all: l’attesa venne smontata
da un disco a tratti sensazionale ma parzialmente trascurabile, specie
per la chiusura dello stesso.
Successivamente
si dedicarono alla realizzazione della soundtrack di Tron Legacy,
anticipato dal singolo potentissimo Drezeed.
Da
quel duemiladue non mi separai mai più da loro. Tenendomi
stretto come poche altre cose in vita mia quell’universo musicale saturo
di passione e di ricerca: di un suono prima considerato sopito.
Di un genere completamente riscritto.
Di un genere completamente riscritto.
Quasi
una decade servì per far chiarire le idee ai genietti francesi,
stendendo in seguito un progetto dove sarebbe palesata la dichiarazione d’amore
per il groove degli anni settanta-ottanta.
Random
Access Memories.
Il disco che ai Grammy ha fatto incetta di tutto.
Di ben 5 Grammy.
Il disco che ai Grammy ha fatto incetta di tutto.
Di ben 5 Grammy.
Il
disco parte con l'energica Give Life Back to Music, dove cominciano a fuoriuscire le
prime note di un sound tanto caro ai fan della disco music anni '80.
La
prima prodotta e suonata dal bravissimo chitarrista Nile Rodgers (Le
Freak vi
dice niente?).
Il
suo tocco di chitarra veramente conferisce una maggiore qualità
difficilmente ripetibile.
A
tutto funky!
Non
si fa in tempo ad ascoltare la lenta (e bella) Game
of Love che arriva la terza traccia.
La più bella del disco.
Tra le più belle dell'intera produzione del duo francese.
Giorgio
by Moroder.
Ora:
non
venitemi a dire
che nessuno di voi si metta a fare ogni volta “My
name is Giovanni Giorgio but everybody calls me, Giorgio.”
La voce di Giorgio racconta gli inizi da aspirante
musicista/produttore e di quello che provava durante la composizione
di un brano.
Sonorità sci-fi danno vita ad un orgiastico brano dove trovano posto
anche batteria e chitarre perfettamente funzionali; perché fanno
godere fino allo sfinimento.
Un
crescendo irrinunciabile dell'elettronica che tutti i fruitori hanno
sognato prima dell'avvento di R.A.M.
Un viaggio documentaristico che funge da omaggio al producer di Donna
Summer e di tanti altri.
Un brano capolavoro.
Moroder ringrazia.
Si
prosegue con un altro brano lento intitolato Within
per passare a...
...Instant
Crash.
Featuring con la voce dei The Strokes, Julian Casablancas.
Le sonorità richiamano tantissimo l'elettronica francese della
vecchia scuola (che piace tanto)
Diverte, ammalia e seduce l'ascoltatore.
Perché i genietti francesi ripescano suoni ed emozioni senza cadere
nella trappola del citazionismo.
Buona la prestazione di Julian per questo brano estratto come singolo
di recente.
Tra le tante tracce che getterebbe con ottime probabilità la gente
sulla pista da ballo.
Lose
Yourself to Dance ft
Pharrell Williams
Altro
singolo estratto dove li vediamo duettare con il Neptune/N*E*R*D*
Pharrell
Williams.
E
non lo ricordiamo per quella canzonetta di Happy.
Ve
ne prego.
Qui si fa sentire ancora una volta la preziosa presenza alle chitarre
di Nile Rodgers.
Il sound prettamente disco intrappola (ma va?) a chi ascolta nella
morsa della musica di genere.
Touch
ft Paul Williams
Un brano dalle sonorità cinematografiche.
Inizia con un arrangiamento soft accompagnato dalla voce delicata di
Paul Williams per continuare sempre in crescendo verso l'accelerata
eseguita dal pianoforte, dagli archi e dal flebile coro che chiudono questo brano ambizioso.
Una chiusura meravigliosa in dissolvenza anche attraverso la voce di Paul.
Dopo
che ci siamo lasciati ammaliare da Touch...
Il
primo singolo estratto di
questo disco.
La traccia che mi ha fatto salire non la scimmia, ma King Kong!
Dal teaser lanciato al Coachella Festival che ha cominciato a
perseguitare.
Non mi ha mai nauseato.
Esalta al cubo.
L'attesa per questo disco mi ha letteralmente spellato. Proprio grazie a questo capolavoro pop.
Inutile girarci intorno. Che piaccia o meno.
Grazie anche allo zampino sempre del buon Nile “Chic” Rodgers che ha dato vita a uno dei brani non solo fruttuosi ma
anche ad uno dei più iconici e belli dell'intera carriera dei Daft
Punk.
Il sound anche qui fortemente funky accompagna la performance ottima
quanto funzionale del Neptune/N*E*R*D*.
Si comincia fantasticamente per oltre tre minuti fino a quando non si
arriva al punto 3:26 per ascoltare il passaggio più libidinoso della
canzone!
Da restarci secchi.
Questa traccia è una festa continua.
Mica
male anche Beyond!
Il groove travolgente riporta nuovamente l'ascoltatore negli anni
della Disco con la D maiuscola.
Tra Motherboard, Fragments of time e Doin' it right
preferisco la seconda. Senza dubbio.
Le altre rappresentano uno stacco tranquillo del disco, senza
strafare. Rimangono degli ottimi sottofondi comunque.
Delle tracce che se venissero skippate qualche volta non si
proverebbe poi così tanta meraviglia.
L'ultimo piatto forte di questo disco...
...Contact.
L'ultimo decollo.
L'emozione più grande provata durante l'ascolto.
Ci si prepara per quello che è un mero e proprio impatto emotivo.
Con il rischio altissimo di collassare perché la traccia dal sound
space (e di fatto inizia con l'audio concesso dalla Nasa e dal
capitano Eugen Cercnan della missione Apollo 17).
Esattamente R.A.M. si
conclude con una canzone dalla sonorità space-sontuosa più che mai.
Le mani dell'ascoltatore dovranno
aggrapparsi a qualcosa per reggere ciò.
Tastiere, synth spaziali e batteria
forgiano questa altalena di emozioni.
Si infrange la barriera del suono.
Eccome!
Perché la si ascolta ad un volume
talmente alto se non eccessivo, che sarà un'esperienza mistica.
E si lacrima tantissimo.
Si.
qui li vediamo in una esibizione che ha fatto ballare il mondo intero.
I brividi non cessano
di andarsene.
Sono ancora lì che ti fanno
formicolare tutto il corpo.
E nella settimana
con matematica certezza ti riascolterai di tanto in tanto qualche
traccia.
Perché ti fanno ricordare che anche negli ultimi anni si possono assistere a dei capolavori, sebbene non stiamo vivendo l'era dei vari Pink Floyd, Led Zeppelin, Bowie e di molti altri ancora.
E sebbene appartengano ad un genere totalmente differente.
Il duo francese ha così firmato
l'Album della Vita.
Perché non è solo un revival della
musica disco music ma un omaggio monumentale ad esso.
I fruitori della dance e della disco music infatti avranno ringraziato sentitamente per essere stati trascinati in quegli anni.
Bangalter e Homem-Christo riproducono e ancor prima conducono ancora una volta una ricerca sonora sempre più ambiziosa.
Mostrandoci fieri il loro risultato.
Ci si aspettava un disco fantastico, ma non un disco monumentale di questa portata.
Un oggetto meraviglioso che col tempo non invecchierà.
Un oggetto da custodire e da far ascoltare alle persone che ami, perché se le vuoi bene veramente basta poco per dimostrarlo.
Perchè di fatto si parla di una dichiarazione d'amore verso un genere musicale, un tempio della disco music eretto da due ragazzi francesi: elevatisi come i re dell'elettronica mondiale.
Vi
segnalo infine la recensione più bella e alternativa su questo
disco.
Realizzata
da Matteo di Paura e delirio al tavolo da disegno!
Dal momento che il tubo non me la fa caricare, ve la linko sotto.
QUI: https://www.youtube.com/watch?v=bkGU7fjDbzc
Questa recensione la dedico a Fabio,
amico e cugino.
Cugino e amico.
Il quale mi ha regalato questo disco, oltre che regalarmi molto altro.
Al quale dedico il mio amore per questo disco.
E gli dico: grazie!
"eh ma figa cos'è sta roba? non sono mica i Daft Punk questi! tutta sta roba funky da fighetti anni '70 cioè daaaai"
RispondiEliminaTre quarti delle critiche negative fatte a questo album si possono riassumere in frasi simili.
La gente non ha ancora capito che se vuole dischi di pura dance commerciale, sempre uguali e sempre "tunz tunz yeah" non deve comprarsi un loro disco.
Ma è tanto difficile capire che i Daft Punk non sono semplici disk jockey ma dei veri e propri ARTISTI a 360°?
Studiano ANNI per ricercare determinate sonorità e atmosfere, sono persone che di musica ne capiscono veramente e con questo album ne hanno dato l'ennesima prova. La loro voglia di sperimentare, di far provare nuove sensazioni e sapersi rinnovare negli anni (perché non scordiamoci che non sono mica dei giovincelli sotto quei caschi da robot) fa tutto parte del loro essere musicisti completi.
Poi per gusto personale a me il genere piace molto, compresi gli artisti che hanno chiamato a collaborare con loro. Lo stesso discorso vale per i Korn nel campo del Nu-Metal, che hanno preso una valanga di critiche per aver mischiato il metal alla dubstep. Hanno dimostrato originalità e capacità di sperimentare, producendo un album potente e adrenalinico. In questo sono superiori a gruppi come gli Iron Maiden, ai quali porto rispetto in quanto colonne portanti del genere, ma che la parola "innovazione" non sanno neanche dove stia di casa.
Finita sta pappardella sconclusionata mi è tornata voglia di riascoltare per la milionesima volta Random Access Memories, album per il quale ho provato una "Istant Crush" ;D
Lasciamoli parlare.
EliminaLo stesso lo vedo con il nuovo lavoro di Caparezza, dove i fan preferiscono ancora "Verità Supposte".
Si, ottimo album ma che se lo senti oggi ti accorgi di quanto abbiano suonato da Dio "Museica"!
Anche perché Verità rimane ancorato ad un sound retrò. Campionato per la maggior parte.
Ma comunque un signor disco.
Per RAM non ci sono davvero parole.
Che i criticoni si meritassero i Diabolika e la techno commerciale. TUTTA!
I francesi sono i re mondiale dell'elettronica. BAM!
E ora che si prendano una luuuuunga pausa.
Poi se ne parla del nuovo disco. :)