Tuono Pettinato (al secolo Andrea Paggiaro) si è fatto sentire recentemente per l'apprezzato Corpicino (edito dalla Grrrzetic!), spaccato sulla cronaca nera italiana e sui mass media che fagocitano vittime e familiari contro ogni legge morale.
Con la Rizzoli Lizard
riprende la tematica della morte. Di un personaggio in particolare.
Di un bambino di nome Kurt
Cobain.
Tormentato anche lui dai mass media.
Tormentato anche lui dai mass media.
Perché prima di essere
stata la rockstar che tutti abbiamo conosciuto e apprezzato (anche se
marginalmente poiché cantavamo spesso e volentieri le sue canzoni
ignorandone del tutto il significato) era un bambino come tutti gli altri.
La voce del suo amico
immaginario Boddah: raffigurato come la tigre di pezza delle strisce
di Watterson di Calvin & Hobbes, ci
introdurrà la figura di Kurt dall'inizio fortemente empatico.
L'ombra
di Boddah/Hobbes si aggira tra gli alberi di un bosco, chiarisce
subito che la storia di cui sta per raccontare narra
la vita di un bambino
divenuto poi una
rockstar acclamata da tutto il globo.
E
che il narratore appunto non
è altro che un amico immaginario.
L'amico
immaginario che più di chiunque altro è stato vicino al gracile
Kurt di Aberdeen.
Il
ragazzino condurrà la propria vita votata all'arte e alla musica in
particolar modo grazie ai regali ricevuti dalla zia Mary: un disco
dei The Beatles e dei The Monkeys.
Da qui il giovincello di Aberdeen va in visibilio.
Si
scatena, si fomenta e canta così le hit dei suoi primi idoli:
nemmeno Boddah non può sentirlo più cantare a squarciagola per
l'euforia.
I
genitori più tardi nel loro figlio notano il suo carattere "troppo
iperattivo".
Decidono
quindi di rivolgersi ad uno psichiatra.
Da qui i
suoi cominciano a imbottirlo di psicofarmaci, dai più disparati.
Il
trauma arriva non appena i genitori decidono di divorziare.
Per Kurt
sarà un crocevia di sofferenza.
Il padre
cercherà a tutti i costi di allevare il proprio figlio come un
ragazzo virile e insensibile all'arte e alla vita che lo circonda.
Ma Kurt
però della virilità e dello sport non vuole proprio saperne.
Sbattuto
poi tra le varie abitazioni dei parenti non potrà assaporare
pienamente la stabilità che si prova nella dimora di un nucleo
famigliare unito.
Il
protagonista però quello che non riesce a transigere sono le domande
futili quanto deprimenti.
"soffro e rido come
voi!"
Una
volta messa su la sua forma d'espressione più alta e arrabbiata (e
non un business), i Nirvana, la gente comincerà ad avvicinarsi a
questo strano mondo eretto da Kurt, nutrendo curiosità e cantando
successivamente le sue canzoni.
Gli
stessi bifolchi che a scuola lo deridevano e che continuano ad
ignorare le tematiche trattate nelle liriche della band di Seattle.
Per la
band sarà un periodo costellato sì di successi ma i guai arrivano
quando i mass media commettono quello che viene considerato il
fraintendimento più grande nella storia della musica e non solo.
Al centro
del ciclone della stampa scandalistica il ragazzo non potrà che rifugiarsi nella totale
solitudine e in ciò che ama in assoluto: la musica.
Quella
musica che è divenuta un manifesto della band e di una intera
generazione, di una generazione tanto incazzata quanto amareggiata.
Perché
non sono mai andati alle armi ma quell'era per loro è stata un po'
il Vietnam.
Nevermind dei
Nirvana è figlio di una ricerca musicale distruttrice e di una
rabbia incontenibile; delusi dalla società. Un'opera seminale.
Nevermind di Tuono
Pettinato è figlio di uno smodato rispetto nei confronti di Kurt,
frutto anche di una ricerca psicologica non indifferente.
Condotta con uno spirito fanciullino che ricorda quello di Pascoli, come del resto ne ha riservato nei lavori precedenti.
Lo
specchio di un ragazzino che ha voluto con tutte le forze esprimersi
ma ancor prima inseguire con tanta spensieratezza la propria vita.
Anche perché Kurt era un ragazzo che soleva sorridere spesso.
Idem in età adulta.
(Vedi la bellissima battuta durante l'esibizione durante l'MTV Unplugged)
Raccontato
attraverso le tavole (dal vivo alla Feltrinelli di Galleria Colonna di Roma è stata un'esperienza suggestiva), splash-page in cui emergono gli stati d'animo del protagonista con un tatto indicibile, merito anche dell'impianto grafico semplice quanto fantastico.
Boddah
da narratore onnisciente quale è assiste con somma partecipazione
alla vita del ragazzo di Aberdeen: da quando il giovincello
cominciava a inseguire i suoi ideali artistici fino al triste
epilogo. Raffigurato con un tatto estremo dalla penna di Tuono.
Perché
ha restituito a questa vicenda una fortissima dignità senza
risultare stucchevole e strappalacrime.
Questo
gli va riconosciuto, dalla prima vignetta all'ultima.
La prosa
di Tuono è evocativa come poche.
Come la
scena in cui Kurt si procura il fucile per raggiungere il suo
Nirvana.
Questo
perché ha seguito una massima imprescindibile di Neil Young.
La passeggiata finale vale il prezzo di questo libro a fumetti.
In quanto bassista grunge grezzo e mentalmente deviato, non posso non recuperare il fumetto su uno dei miei idoli, musicalmente parlando ;)
RispondiEliminaDa bassista grunge grezzo e mentalmente deviato poi mi saprai dire! ;)
EliminaBuona lettura.
grande
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