Sopra Fabbrico il
cielo è plumbeo.
Nella piccola città
emiliana nascono e si fanno uomini Davide e Valerio, amici di lunga
data.
A entrare nelle loro
vite è Anela, un'affascinante ragazza che presto si innamora di
Davide, Valerio decide di punto in bianco di andarsene.
Da qui si evince che
Anela è un perno della vicenda, che prenderà forma nel corso delle
centosessanta pagine che compongono il romanzo d'esordio di Roberto
Camurri; che cita, dopo la dedica alla figlia Valeria, una canzone
dei Counting Crows e di Bruce Springsteen.
La città di
Fabbrico, circondata da un paesaggio prettamente bucolico, è teatro
di rivalse, di cadute, di chiacchierate al bar, di memoria storica, di fughe e
di innamoramenti.
Raccontati con una prosa scarna come un terreno
prosciugato.
Quasi per mano vengono accompagnati i tre protagonisti,
nelle cui giornate subentreranno personaggi quali Elena, Mario,
Maddalena, Luigi, Giuseppe e l'anziana Bice.
Camurri distribuisce
vite quasi (se non veramente) biografiche, grazie a questa operazione
il lettore è spettatore di un cerchio di personaggi, che essi
provino a espiare colpe o meno, che pian piano si allarga.
Idealmente ha la
struttura di un romanzo, ma non si tratta di una storia lunga, perché
di fatto contiene dei veri e propri racconti; ogni racconto-capitolo
può essere letto a se sebbene sia collegato con la storia.
Una storia che ne
contiene più di una, di un'umanità disarmante perché ci mette
dinanzi a personaggi che resistono, altri invece che vacillano e levano gli ormeggi per poi navigare a vista verso acque torbide come degli impavidi marinai; incuranti delle manifestazioni che può assumere la tempesta della
quotidianità.
Altri tentano di
ricostruire una propria fortuna tentando di allacciarsi in termini
emozionali e sentimentali agli altri personaggi.
VOTO:
LUPIN III: bel colpo!
(in alto a destra la griglia di valutazione)
La piccola Fabbrico
ne esce con un ritratto essenziale e unico, colma di acqua, vento,
buio, neve, ghiaccio, sassi e polvere, gli stessi composti dei
personaggi – forti, indifesi, sicuri e insicuri - che vivono e
fanno vivere la città. Non manca poi un capitolo interamente
dedicato a una pagina imprescindibile della nostra storia più
recente; impegno politico e vero attaccamento alla terra, genuino
perché scevro di slogan populisti nocivi.
Un romanzo a più
voci che si farà strada nella giungla di esordienti in questo
duemiladiciotto, uscendone con tutta probabilità come tra i più
meritevoli, ricordando di tanto in tanto le voci di Davide, Valerio e
di Anel, che hanno osato gridare al cielo di Fabbrico rabbia e gioia.
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