lunedì 12 maggio 2014

Nevermind - di Tuono Pettinato (Recensione Rizzoli Lizard)





Tuono Pettinato (al secolo Andrea Paggiaro) si è fatto sentire recentemente per l'apprezzato Corpicino (edito dalla Grrrzetic!), spaccato sulla cronaca nera italiana e sui mass media che fagocitano vittime e familiari contro ogni legge morale.
Con la Rizzoli Lizard riprende la tematica della morte. Di un personaggio in particolare.
Di un bambino di nome Kurt Cobain.
Tormentato anche lui dai mass media.

Perché prima di essere stata la rockstar che tutti abbiamo conosciuto e apprezzato (anche se marginalmente poiché cantavamo spesso e volentieri le sue canzoni ignorandone del tutto il significato) era un bambino come tutti gli altri.




La voce del suo amico immaginario Boddah: raffigurato come la tigre di pezza delle strisce di Watterson di Calvin & Hobbes, ci introdurrà la figura di Kurt dall'inizio fortemente empatico.

L'ombra di Boddah/Hobbes si aggira tra gli alberi di un bosco, chiarisce subito che la storia di cui sta per raccontare narra la vita di un bambino divenuto poi una rockstar acclamata da tutto il globo.
E che il narratore appunto non è altro che un amico immaginario.
L'amico immaginario che più di chiunque altro è stato vicino al gracile Kurt di Aberdeen.

Il ragazzino condurrà la propria vita votata all'arte e alla musica in particolar modo grazie ai regali ricevuti dalla zia Mary: un disco dei The Beatles e dei The Monkeys.
Da qui il giovincello di Aberdeen va in visibilio.
Si scatena, si fomenta e canta così le hit dei suoi primi idoli: nemmeno Boddah non può sentirlo più cantare a squarciagola per l'euforia.



I genitori più tardi nel loro figlio notano il suo carattere "troppo iperattivo".
Decidono quindi di rivolgersi ad uno psichiatra.
Da qui i suoi cominciano a imbottirlo di psicofarmaci, dai più disparati.

Il trauma arriva non appena i genitori decidono di divorziare.
Per Kurt sarà un crocevia di sofferenza.
Il padre cercherà a tutti i costi di allevare il proprio figlio come un ragazzo virile e insensibile all'arte e alla vita che lo circonda.
Ma Kurt però della virilità e dello sport non vuole proprio saperne.

Sbattuto poi tra le varie abitazioni dei parenti non potrà assaporare pienamente la stabilità che si prova nella dimora di un nucleo famigliare unito.

Il protagonista però quello che non riesce a transigere sono le domande futili quanto deprimenti.

"soffro e rido come voi!"

Una volta messa su la sua forma d'espressione più alta e arrabbiata (e non un business), i Nirvana, la gente comincerà ad avvicinarsi a questo strano mondo eretto da Kurt, nutrendo curiosità e cantando successivamente le sue canzoni.
Gli stessi bifolchi che a scuola lo deridevano e che continuano ad ignorare le tematiche trattate nelle liriche della band di Seattle.

Per la band sarà un periodo costellato sì di successi ma i guai arrivano quando i mass media commettono quello che viene considerato il fraintendimento più grande nella storia della musica e non solo.

Al centro del ciclone della stampa scandalistica il ragazzo non potrà che rifugiarsi nella totale solitudine e in ciò che ama in assoluto: la musica.
Quella musica che è divenuta un manifesto della band e di una intera generazione, di una generazione tanto incazzata quanto amareggiata.
Perché non sono mai andati alle armi ma quell'era per loro è stata un po' il Vietnam.

Nevermind dei Nirvana è figlio di una ricerca musicale distruttrice e di una rabbia incontenibile; delusi dalla società. Un'opera seminale.
Nevermind di Tuono Pettinato è figlio di uno smodato rispetto nei confronti di Kurt, frutto anche di una ricerca psicologica non indifferente.
Condotta con uno spirito fanciullino che ricorda quello di Pascoli, come del resto ne ha riservato nei lavori precedenti.

Lo specchio di un ragazzino che ha voluto con tutte le forze esprimersi ma ancor prima inseguire con tanta spensieratezza la propria vita.
Anche perché Kurt era un ragazzo che soleva sorridere spesso.
Idem in età adulta.
(Vedi la bellissima battuta durante l'esibizione durante l'MTV Unplugged)

Raccontato attraverso le tavole (dal vivo alla Feltrinelli di Galleria Colonna di Roma è stata un'esperienza suggestiva), splash-page in cui emergono gli stati d'animo del protagonista con un tatto indicibile, merito anche dell'impianto grafico semplice quanto fantastico.

Boddah da narratore onnisciente quale è assiste con somma partecipazione alla vita del ragazzo di Aberdeen: da quando il giovincello cominciava a inseguire i suoi ideali artistici fino al triste epilogo. Raffigurato con un tatto estremo dalla penna di Tuono.
Perché ha restituito a questa vicenda una fortissima dignità senza risultare stucchevole e strappalacrime.
Questo gli va riconosciuto, dalla prima vignetta all'ultima.
La prosa di Tuono è evocativa come poche.

Come la scena in cui Kurt si procura il fucile per raggiungere il suo Nirvana.


Questo perché ha seguito una massima imprescindibile di Neil Young.

La passeggiata finale vale il prezzo di questo libro a fumetti.


3 commenti:

  1. In quanto bassista grunge grezzo e mentalmente deviato, non posso non recuperare il fumetto su uno dei miei idoli, musicalmente parlando ;)

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    1. Da bassista grunge grezzo e mentalmente deviato poi mi saprai dire! ;)
      Buona lettura.

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